(Identità Golose) Buenos Aires è il paradiso dei piluccatori [grazer, ndt]. Proprio come gli Aberdeen Angus che si rimpinzano nelle pampas della Capitale, così i foodlover possono godersi gli interessantissimi indirizzi che punteggiano l’intera città. I porteños, gli abitanti di Buenos Aires, sono animali sociali: si parte con colazione a base di caffè e dolcetti, poi un giro di yerba mate per riprendere le energie prima di divorare bistecca e insalata, all’ora di merenda (o del tè) sgranocchiano carboidrati, un brindisi all’aperitivo e infine cena alle 21. Nel mio scenario ideale bisognerebbe immergersi nella cultura gastronomica della città, in ogni suo angolo, iniziando presto per addentrarsi in una moltitudine di indirizzi che aprono a cadenza settimanale.
Un decennio fa, erano pochi gli alimenti base in città: manzo, pasta, milanesa e basta. Oggi i menu sono più esotici, con un ritrovato amore per le origini degli ingredienti o per i piatti tradizionali, nonostante le problematiche economiche di avviare (qualsiasi tipo di) attività qui. Ma, grazie alle migrazioni dal nord del continente e a un’ondata di giovani chef e bartender che hanno collezionato esperienze in Argentina e all’estero, conformarsi ai canoni di cucina locale per assicurare il successo di un’attività non è più la regola.
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